Pensieri sulla corsa al successo (9/13)

Questo post è la parte 9 di 13 della serie La corsa al successo.

Non tutti i ratti sono destinati a essere liberi. Alcuni hanno bisogno di essere guidati, addirittura inquadrati. Paradossalmente, sembra addirittura che quanto più sono stati liberi (o completamente abbandonati) in gioventù, tanto più abbiano bisogno di punti di riferimento forti in seguito, anche se sono del tutto assurdi. Le barriere e i solchi a volte possono fornire l’apparenza di sicurezza, anche se ci portano a un risultato inglorioso. In ogni caso evitano di farsi troppe domande, il che può essere rassicurante, almeno nel breve periodo. Il problema è che ad un certo punto devi affrontare la realtà e i tuoi stessi demoni. E più tardi è, peggio è.

Altri ratti devono guidare. Apparentemente sono più liberi di coloro che governano. Solo in apparenza, perché dipendono da fattori estrinseci, come il denaro, la fama, il prestigio e il potere. Riescono a trovare una pace temporanea solo a costo di una sempre maggiore energia attinta dall'esterno, a scapito del resto dell'universo. Sono ridotti in schiavitù e schiavizzano a loro volta per sfuggire almeno temporaneamente alla loro condizione di ratti. Anche per loro, se non ci saranno domande, la caduta sarà dolorosa. Alla fine non sono poi così diversi da quelli raffigurati sopra, cioè da quelli che sottomettono. Entrambi fuggono dalla realtà.

Fortunatamente esiste un'ultima categoria di ratti. Ma sono pochi. Ciò è dovuto alla potenza del paradigma “lavoro-consumo”, ai valori materialistici delle nostre società occidentali e all’estrema interconnessione offerta dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Questi ratti sono come liberti, insensibili alle sirene del lavoro, della moda, dei segni esterni di ricchezza, prestigio e potere. Non cercano la realizzazione da un punto di vista materiale, ma piuttosto da un punto di vista psicologico, emotivo, relazionale e spirituale. Anche se sono legati ad altri, il loro sviluppo e il loro benessere dipendono meno dalle risorse esterne che da quelle interne. Sono indipendenti. La società potrebbe volerli ingabbiare, e forse a un certo punto ci riuscirà anche formalmente. Ma dentro rimangono liberi.

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