Là curva della felicità ci mostra fino a che punto gli esseri umani abbiano relativamente poco controllo sul proprio destino. È lo scorrere del tempo che influenza principalmente il nostro benessere. Tutti giovani e appena atterrati nella nostra gabbia per topi da laboratorio, siamo ancora cullati dall'illusione e vediamo la vita in rosa. L’intera società dei consumi è a nostra disposizione nello stesso momento in cui otteniamo l’accesso al potere d’acquisto. È il piede totale.
È così bello che crea dipendenza. Poiché vogliamo sempre di più, accettiamo di lavorare qualche ora in più qua o là. Arriva una promozione, bam ci saltiamo sopra. Il topo è intrappolato nella sua gabbia dorata.
Gentilmente, ma con molta sicurezza, le responsabilità vengono poste sulle sue spalle. Non se ne rende assolutamente conto perché avviene in modo molto insidioso e a lungo termine. Un po' come a rana che mettiamo in acqua tiepida e portiamo a ebollizione poco a poco.
I piaceri iniziali scompaiono gradualmente a favore degli obblighi professionali. Guadagniamo soldi, ma abbiamo sempre meno tempo per spenderli. Quel che è peggio, ne abbiamo sempre più bisogno per pagare beni o servizi che non ci rendono più felici. Spendiamo addirittura una parte sempre più grande del nostro reddito solo per continuare ad acquisire reddito e mantenerci in questa frenetica corsa di topi da laboratorio.
Iniziamo aumentando prima il dosaggio per continuare a sperimentare l'effetto iniziale, poi, con il tempo, non cerchiamo più nemmeno l'euforia, ma semplicemente non sentirci male. Non ti ricorda niente? Noi, poveri topi da laboratorio, siamo diventati dipendenti dalla società dei consumi e dal suo corollario, il lavoro.
Parallelamente alle scale professionali che saliamo, progrediamo anche sul lato privato e familiare: automobile, abitazione, coniuge, figli, ecc. Sebbene alcuni di questi elementi della nostra vita “adulta” portino alla realizzazione personale, tutti comportano nuove responsabilità e ci rendono ancora più dipendenti dalla società dei consumi.
La Rat Race raggiunge quindi il suo apice nel fiore degli anni, quando abbiamo raggiunto una “buona situazione” sia a livello privato che professionale. A quarant’anni il nostro reddito è elevato, abbiamo già accumulato un certo capitale, spesso possediamo una o più belle automobili, un buon alloggio, un coniuge, dei figli di cui siamo responsabili e che dobbiamo gestire nel poco tempo che trascorriamo. se ne sono andati e molto spesso iniziamo a doverci preoccupare anche dei nostri genitori e suoceri che, al contrario, diventano sempre meno autonomi e responsabili.
Gli anni Quaranta sono la generazione sandwich, stretta tra i giovani e gli anziani, dovendo assumersi il peso delle responsabilità della generazione che segue e di quella che precede. Soldi, compiti, ma poco tempo per sé stessi, ecco cosa caratterizza questa fascia d'età.
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