Diario di un futuro rentier (10)

Questo post è la parte 10 di 86 della serie Diario di un futuro pensionato.

Giornale

Eccoci già a fine gennaio. La parte più dura dell'inverno è passata, le giornate si sono già allungate notevolmente, la neve cade ancora un po', ma con parsimonia. Il freddo è ancora molto presente ma sentiamo che sta esaurendo le sue ultime forze nella lotta. Tra qualche settimana sentiremo l'aumento delle temperature e l'inizio della primavera. Questa prossima fine dell'inverno coincide con la fine di un ciclo doloroso per il mio piccolo io.

Da un anno, mio malgrado, sto sperimentando l'impatto diretto della globalizzazione sulla nostra condizione di lavoratori dipendenti. Possedendo un modo di pensare piuttosto liberale, devo dire che questa sinistra esperienza mi lascia molto perplesso sull'attuale mondo finanziario, economico e politico. Ho l’impressione che l’asservimento dei lavoratori a un pugno di capitalisti non solo non sia mai cessato dopo la rivoluzione industriale, ma soprattutto che stia prendendo una nuova svolta.

Poiché i mercati emergenti come Cina e India non forniscono più solo manodopera a basso costo ma anche potere intellettuale, a soffrire non sono più solo le classi lavoratrici del nostro continente. Gli impiegati sono costretti a fare straordinari senza compenso economico e i giovani neolaureati non riescono a trovare lavoro. Anche i piccoli padroni soffrono la concorrenza sleale di questi paesi. In breve, a parte i grandi capitalisti, questa piaga colpisce tutti gli strati della nostra società.

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Charles Dickens dipinse nel 1854 in “Tempi duri” una classe operaia schiava, miserabile e pecorara, intontita dal lavoro ripetitivo, dominata da una borghesia affamata di profitti e di potere, forte della buona coscienza che trae dalle leggi dell'economia di mercato. Nel 1936, Charlie Chaplin denunciò in “Les Temps Modernes” il lavoro alla catena di montaggio e le condizioni di vita di gran parte della popolazione occidentale durante la Grande Depressione. Operaio affetto da burnout, poi disoccupato, Charlot viene mandato in prigione per errore. Rilasciato contro la sua volontà, scopre quanto sia dura la vita e sogna di tornare nella sua comoda prigione.

Queste due storie sembrano così lontane nel tempo eppure così vicine alla nostra condizione di lavoratori da mettere i brividi lungo la schiena. Quando lavori con orari folli, e poi rispondi alle email e alle chiamate di lavoro sul tuo smartphone durante la sera e nei fine settimana, puoi effettivamente chiederti se non sarebbe meglio essere tranquilli in una prigione come quella di Charlot. Almeno lì non ti viene data l'illusione della libertà.

Desideroso di sfuggire al più presto possibile a questo disastroso destino, sto lottando strenuamente da tempo per acquisire non solo l'indipendenza finanziaria, ma anche per migliorare la mia condizione di lavoratore (perché la strada verso la prima opzione è ancora lunga). Se nel 2012 non sono riuscito a ottenere risultati tangibili in questi due ambiti, quest'anno promette di essere nella migliore forma. Mi si aprono infatti diverse nuove opportunità professionali, mentre i miei dividendi continuano ad aumentare e ho ancora una volta un po' di liquidità di riserva per cogliere buone opportunità quando il mercato corregge al ribasso.

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Insomma, la fine dell’inverno è vicina.

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