Nei nostri due articoli precedenti abbiamo visto che dividendi moderati e crescenti coperti dalla crescita degli utili costituivano la migliore strategia di rendimento possibile sui mercati francese e svizzero. Tuttavia, i criteri restrittivi utilizzati hanno avuto l'effetto di ridurre i titoli disponibili in modo così significativo da rendere questo approccio inutilizzabile in un portafoglio reale, almeno come strategia unica.
Abbiamo discusso della possibilità di ampliare l'orizzonte di ricerca selezionando contemporaneamente titoli sul mercato francese e svizzero. Vediamo cosa dà:
Il backtest ci dà ottimi risultati, con a redditività media annua pari a 16.22%. Tuttavia, il numero di titoli, sette in media, rimane ancora insufficiente per costituire un portafoglio applicabile nella vita reale.
Un'alternativa è far funzionare i due portafogli (CH e F) in parallelo. Questo ci dà una performance media annua di quasi 18%, con una media di 11 titoli. Anche qui rimane un po' scarno per un vero PF.
Mantienilo semplice
Cercando troppo l’eccellenza, ci siamo scontrati con l’impossibile. Le strategie basate su dividendi medi, crescenti e coperti dagli utili in Francia e Svizzera sono inapplicabili su base giornaliera in quanto approcci validi per tutti. Tuttavia, possono essere combinati con altre strategie, il che è già un ottimo punto.
Soprattutto, nei nostri due articoli precedenti, abbiamo anche dimostrato che i seguenti indicatori di base funzionano meglio del mercato:
- performance rispetto ai concorrenti all’interno dei settori (Borsa di Parigi)
- rendimento rispetto al mercato complessivo (Zurigo)
Nel quintile più alto, per questi approcci, ci sono quasi 80 titoli in Francia e quasi 50 titoli in Svizzera. Questo è più che sufficiente per costruire un vero portafoglio.
Limitiamo poi il numero di titoli mantenendo quelli che pagano il rendimento migliore, ad esempio i primi 20. Così facendo otteniamo:
- per Zurigo: 12 % redditività media annua dal 2004
- per Parigi: redditività media annua 7% dal 2004
Per Parigi notiamo un leggero calo rispetto ai dati ottenuti nel confronto con i pari. Ciò è dovuto al fenomeno della Yield Trap, dato che abbiamo preso di mira i 20 rendimenti migliori, compresi nel 5° quintile. Ciò non è stato osservato in Svizzera, come già avveniva per il PER. Per superare questo problema è sufficiente aggiungere una delle regole legate ai profitti di cui abbiamo parlato nei nostri ultimi post (crescita dei profitti negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti > 31TP3Q). Otteniamo quindi una redditività media annua di 8.75%. Questo è leggermente superiore a quello ottenuto per il 5° quintile all’interno dei settori.
I risultati sono meno buoni che con un approccio più sofisticato, basato sulla crescita dei dividendi, ma rimangono più che dignitosi rispetto all'andamento dei rispettivi mercati. Soprattutto possono essere riprodotti in un vero e proprio portafoglio.
Conclusione
Attraverso i nostri vari backtest effettuati sui dividendi, in Svizzera e Francia, siamo stati in grado di evidenziare le seguenti tendenze sottostanti:
- i rendimenti moderati (rispetto ai concorrenti all’interno dei settori) sono sublimati dalla crescita
- dividendi medi e crescenti, sostenuti da profitti progressivi, sono l'approccio più efficace, ma è necessario utilizzare molti criteri che lo rendono inutilizzabile come approccio unico in un portafoglio reale, a causa del basso numero di titoli che lo compongono => è quindi necessario affiancare a questa strategia altri approcci
- se si vuole costruire un vero e proprio PF utilizzando come unico approccio i dividendi è necessario attenersi all’indicatore più efficace presente sul mercato di riferimento
Nel prossimo articolo lancerò una nuova serie chiamata "La guerra dei portafogli". Questo fa eco ai vari test che ho già effettuato nel mio lavoro sulla validità di alcune asset allocation note (e altre meno). Aggiornerò alcune analisi già effettuate ed esaminerò anche altri approcci.
Coglierò anche l'occasione per parlare un po' degli ETF che rappresentano le classi di attività all'interno di questi PF. Al ritmo di crescita del settore degli ETF, presto ci saranno più ETF che azioni. Attualmente esiste un ETF per quattro società quotate. Il numero di questi ultimi aumenta di circa 3% all’anno, mentre il numero degli ETF aumenta di quasi 15% all’anno. Diventa davvero una giungla.
Nei prossimi giorni alternerò i backtest riguardanti fattori specifici delle azioni (come il rendimento qui - nella serie "Cosa funziona") e quelli relativi ai portafogli, composti da diverse classi di attività (tramite i relativi ETF), nella serie "I guerra dei portafogli").
Anche lì rischiamo di avere qualche sorpresa.
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