Che sia nella vita reale, sugli schermi o sui social network, troviamo sempre “vincitori” ovunque. Sai, quelli che si vantano di aver trovato la vena giusta e che fanno la bella vita, almeno in apparenza. Questi pseudo-ricchi acquistano il loro SUV in leasing, accumulano piccoli prestiti, abbandonano i loro obblighi finanziari per i bisogni primari in favore di beni superficiali, vengono denunciati alle procure, chiedono prestiti ai loro cari o anticipi al loro datore di lavoro, ecc. .
Come faccio notare nel mio e-book, il risparmio non è un problema di entrate, ma di spese. Certo, lo stipendio è importante, fino alla soglia che permette di coprire le spese essenziali. Questa è la grande difficoltà dei “lavoratori poveri”. Tuttavia, i "vincitori" non avrebbero difficoltà ad arrivare a fine mese se il loro stile di vita fosse adattato al loro reddito. È tutt'altro che una questione di stipendio. Non riesco più a contare il numero di persone con redditi elevati, o addirittura molto elevati, che si sono trovate in gravi difficoltà solo perché il loro cursore di spesa era mal posizionato. Conosco alcuni dirigenti senior che non si accontentavano di debiti eccessivi, ma che arrivavano addirittura a commettere malversazioni finanziarie per continuare a vivere una vita alta.
Che siano disonesti, fraudolenti o semplicemente un po’ troppo indebitati e spendaccioni, hanno tutti un ego abbastanza forte, sempre pronto a ostentare le loro “buone azioni” e a mostrare segni esteriori di ricchezza. Alcuni articoli di marca di lusso, preziosi consigli fiscali segreti dati loro da un amico misterioso, una piattaforma di investimento partecipativo in una tecnologia ancora sconosciuta, l'ultimo gioco alla moda per fare soldi facili (come il sistema Ponzi), ecc. Ascoltandoli, si avrebbe quasi l’impressione che la “ricchezza” abbia una dimensione esclusivamente oscurantista, riservata a un’élite privilegiata, che essi si degnano di condividere con noi. Come se ci stessero facendo un enorme favore.
E quando rispondiamo “E a parte questo, avete già investito in azioni?”, tutto crolla. Le belle teorie, il sorriso di Colgate e i bei tiri a due palle cadono sulla faccia del "vincitore", facendolo cadere dal piedistallo. “Investire” è innaturale per chi è abituato a spendere. Poi risponde un po’ avvilito: “Ah no, le azioni, sono troppo rischiose”…
Ma è già troppo tardi. Tu capisci e lui sa che capisci. Il “vincitore” può tornare nella sua nicchia.
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Ho trovato fantastica questa frase: “non c’è niente di più estremamente irritante che guardare i propri vicini arricchirsi”.
Trovato in:
https://www.gmo.com/americas/research-library/waiting-for-the-last-dance/
L'autore (Jeremy Grantham) è molto rinomato e ha un'incredibile esperienza nel mercato. Letto da molti investitori di valore. Se sei interessato ai temi delle valutazioni e delle bolle, buona lettura.
Sì, ne consiglio vivamente la lettura!
Potrebbe il tuo articolo ispirarsi a questo “imprenditore” che mi ha quasi fatto morire dalle risate? 🙂
https://www.google.ch/amp/s/amp.lematin.ch/story/menace-lentrepreneur-vaudois-fait-annuler-son-proces-249297749057
Oh no nemmeno, ma sì 🙂
Investire è un po’ come il sesso: chi se ne vanta di meno ne trae maggiori benefici!
Semplicemente, lol 🙂
Tommaso, è sempre bello vederti da queste parti!
Grazie Jérôme per questo articolo che mette le cose a posto con calma. Io per primo, viviamo nella società dell’immediato e siamo, per molti, pronti a mettere a repentaglio il nostro equilibrio economico per il semplice motivo del “voglio” e purtroppo non per quello del “ho bisogno”. Ricordo che quando ero giovane sentii il padre di un amico spiegare come dopo quasi 2 anni di risparmi fosse riuscito, poco a poco, a mettere da parte i soldi per comprare una videocamera, ridendo di aver impiegato così tanto tempo per risparmiare la somma perché all'improvviso la videocamera si era rotta inizialmente voluto era stato sostituito da un modello nuovo, ancora migliore.
Gli investimenti sono davvero soprattutto un lavoro a lungo termine, ma per realizzarli bisogna pensare lontano, molto lontano nel tempo. Purtroppo, la nostra società del (sovra)consumo distorce l’idea che ci vuole tempo per acquisire le cose e, attraverso le diverse forme di credito scarsamente controllate dagli individui, si crea un’impressione di potere e di accessibilità alla ricchezza che, come lei giustamente dice, è verso la rovina che molte di queste persone si dirigono…
Grazie AGU. L'esempio del padre del tuo amico mi ricorda un controesempio, quello di un ex collega, un alto dirigente. Ha detto: “non importa quanto ricevi aumenti di stipendio, alla fine del mese sul tuo conto c'è sempre lo stesso importo”. All'epoca stavo finendo gli studi e non capivo perché dicesse una cosa del genere. Oggi capisco che è stato preso nel vortice della corsa al successo, come la grande maggioranza delle persone. Se lo incontrassi di nuovo oggi potrei dirgli che invece “anche se non hai un aumento di stipendio, a fine mese te ne rimane sempre di più sul conto” :)!